I giovani amanti

I giovani amanti 1

Titolo originale: Les jeunes amants

Prima di morire, la regista islandese Sólveig Anspach (Queen of Montreuil, L’effetto acquatico) stava lavorando con la sceneggiatrice Agnès de Sacy a un nuovo lungometraggio, una storia d’amore tra una donna matura e un uomo molto più giovane di lei, ispirata alla storia vera di sua madre. Il testimone di questo film lo ha poi raccolto la francese Carine Tardieu, che ha rielaborato la sceneggiatura con de Sacy e ha infine diretto I giovani amanti, un dramma romantico, emozionante e delicato, con protagonisti Fanny Ardant e Melvil Poupaud. Shauna e Pierre si incontrano per la prima volta in ospedale, dove la migliore amica della prima sta per morire e dove il secondo esercita come medico. “Respiriamo ancora la stessa aria, approfittiamone per tutto il tempo che resta” dice Pierre a questa donna molto più grande di lui, invitandola a godere ogni istante del presente in cui l’amica è ancora viva. C’è dolcezza e condivisione istintiva in questo incontro; “mi fa bene” risponde Pierre, probabilmente lui stesso reduce da un dolore, a chi gli chiede perché resti in ospedale e non se ne ritorni a casa. Quindici anni più tardi, Pierre è sposato con Jeanne (Cécile de France), ha due figli e sta conducendo un’importante ricerca su una terapia sperimentale contro il cancro. I giri del destino gli fanno rincontrare casualmente Shauna, che apprendiamo essere un’affermata architetta, ora in pensione, e che a 70 anni, pur essendo ancora molto bella, ritiene di aver chiuso definitivamente il capitolo romantico della sua vita. È in modo molto delicato che il film descrive il progressivo avvicinamento tra i due – lei più grande di lui di 25 anni – tra pudore, attrazione, turbamento, pensieri dolci, messaggi buffi distorti dal T9 e mani che si intrecciano. La loro relazione rappresenta per entrambi un punto di rottura: per lui è un ritrovare se stesso dopo un grave lutto, per lei è la riscoperta di sentimenti che credeva sepolti nel passato. Ma Shauna è una donna senza futuro, assediata da una malattia invalidante; e Pierre ha una famiglia che ama. Oltre al fatto di ispirarsi alla madre di Anspach, che a 75 anni ha riscoperto l’amore con un uomo più giovane, il film è un inno alla vita elaborato dalla compianta regista quando sapeva che la sua sarebbe terminata a breve. “Rispondere alla paura della morte con il desiderio di vita, è il tema di questo film, ed è ciò che Sólveig mi ha trasmesso con questa storia”, chiarisce Tardieu. E non c’è modo più efficace per esprimere questo concetto che con una grande storia d’amore senza età, che poche attrici avrebbero potuto rendere così ricca di sfumature e credibile come Fanny Ardant.