Il giorno dell'incontro

DOTF 12062022 JP DAY02 0074

Titolo originale: Day of the fight

Non chiamatelo un «film sul pugilato». Sarebbe un errore. Il giorno dell'incontro non è una pellicola sportiva, è un dramma che costringe a una riflessione, a un'analisi, di quelle che ti fanno uscire felice e pensieroso dal cinema. In quest'opera - che vede l'esordio alla regia di Jack Huston, famoso per il suo ruolo nella serie Boardwalk Empire - la boxe è solo un linguaggio, un espediente per parlare di vissuto, errori e redenzione. La storia si sviluppa tutta in 24 ore e ruota attorno al pugile irlandese Mike Flanningan (Michael Pitt), un ex campione dei pesi medi. Mike, o Mikey come tutti lo chiamano, è appena uscito di prigione dopo aver scontato una condanna per omicidio stradale. Grazie al suo coach Steve (Ron Perlman), riesce a ottenere la partecipazione a un incontro al Madison Square Garden. È il match più importante della sua vita, ma prima di indossare di nuovo i guantoni, Mike vuole mettere a posto il suo passato: l'incidente stradale non è l'unico tormento, ha bisogno di incontrare tutte le persone a cui è legato, tra cui la moglie Jessica (Nicolette Robinson) e la figlia Sasha (Kat Elisabeth Williams), e il padre (Joe Pesci), oggi ricoverato in un ospizio e affetto da demenza senile. Tutto in un giorno, tutto in bianco e nero. Un po' come fece Kassovitz nel suo L'odio, Huston concentra tutta la storia del suo film in una sola giornata. Segue ogni momento di Flannigan e ci svela la sua storia poco alla volta. Il giorno dell'incontro è un continuo alternarsi di momenti attuali a lunghi flashback, fondamentali per scoprire il passato del pugile irlandese. Lo sfondo è quella di una New York ottimista, che sembra aver riaccolto Mike come un vecchio amico. Flannigan è ben voluto da tutti nonostante il suo passato, e le persone che lo circondano sembrano tutte ben disposte nel volerlo aiutare nel suo percorso di redenzione. Il regista sceglie di mostrarci gli errori del protagonista senza giudicarlo, sbattendoci in faccia la realtà così com'è e lasciando a noi il compito di farci un'idea. È impossibile non empatizzare con il personaggio, si finisce con il fare il tifo per lui nel suo match.