Il mio giardino persiano

Lily Farhadpour e Esmail Mehrabi Photo By Hamid Janipour 4

Titolo originale: Keyke mahboobe man

Mahin, una donna matura ormai vedova che vive sola nella sua casa a Teheran, dopo un divertente pranzo con le sue amiche decide che è arrivato il momento di rompere la monotonia della sua vita solitaria e di riaprirsi all’amore. Con una semplicità disarmante conosce Faramarz, un anziano tassista, ex soldato, anche lui rimasto solo, e decide di farsi avanti lei per prima con lui. Sfidando le regole sociali e le leggi del regime islamico, il loro incontro accende in breve una scintilla nelle loro anime che ricominciano ad assaporare la vita seppur per il breve tempo di una notte. Delicatamente poetico nello stile e nel linguaggio, semplice e diretto nel suo messaggio, Il mio giardino persiano, scritto e diretto da Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, rientra perfettamente in quel filone cinematografico della schiera di artisti iraniani che faticosamente continuano a produrre opere di pregio, rispettose eppure fortemente rivoluzionarie (anche per la cultura occidentale), sotto un regime oppressivo che nella repressione sembra invece stimolare una creatività affascinante. Presentato al Festival del Cinema di Berlino 2024, Il mio giardino persiano ha ricevuto ampi consensi, nonostante fosse stato impedito ai registi dal regime iraniano di prendere parte alla manifestazione privandoli dei loro passaporti.