Il seme del fico sacro

DSC 2777

Titolo originale: Dāne-ye anjīr-e ma'ābed

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA CANNES 2024 - CANDIDATO OSCAR 2025 MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

Iran, oggi: Amin ha finalmente ottenuto, dopo due decenni di lavoro, la promozione che attendeva: è ora addetto agli interrogatori e spetta a lui rinviare dinanzi al giudice gli accusati per una condanna che poi sarà certa. Ha una moglie devota e due figlie che studiano. La maggiore ha un'amica che viene gravemente sfigurata durante una manifestazione. Come aiutarla senza farlo sapere al capo famiglia? Per di più l'arma che e stata consegnata ad Amin al momento della promozione scompare da casa e lui rischia il carcere se non la si trova. Sgombriamo subito il campo dal fatto che il regista sia riuscito a fuggire dall'Iran dopo una pesante condanna (che non era la prima) e che abbia potuto essere presente alla prima mondiale del film al festival di Cannes. Tutto ciò, che è indubbiamente importante, potrebbe costituire un filtro emotivo comunque distorcente rispetto al valore dell'opera in sé che invece c'è ed è molto elevato. Il seme del fico sacro nasce da un’urgenza e da una necessità. La necessità di raccontare un Iran sfidato dalle donne. Il Paese dell’oscurantismo è scosso dalla loro voce che afferma, denuncia e porta a casa il punto. La sua ambizione formale e narrativa (il film è allo stesso tempo un processo a porte chiuse, un thriller e un western) è vertiginosa, così come il coraggio del suo team nell’affrontare le riprese in una terra ostile. Mohammad Rasoulof realizza questo film con la coscienza pulita, non per gusto ma per dovere. A fianco di un’intera generazione di giovani e contro il regime teocratico che impone la sua legittimità ricorrendo a una violenza sempre maggiore.