Nuevo Orden

IWP NEWORDER 2

Titolo originale: Id.

GRAN PREMIO DELLA GIURIA VENEZIA 2020
Fin dall’incipit di Nuevo Orden Michel Franco produce un imprinting sullo spettatore: una serie di immagini, inquadrature, frame in cui si scorgono velocemente scene di violenza, mucchi di cadaveri, la protagonista nuda in mezzo a un cortile. Uno stile programmatico visivamente e contenutisticamente che blocca fin da subito lo sguardo dello spettatore come Alex durante il trattamento Ludovico in “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick. Ma, al contrario del personaggio kubrickiano, lo spettatore, più che ripulsa, prova sgomento di fronte allo sviluppo della storia del giovane regista messicano. Da un lato, si ha una presa di coscienza dello stato di estrema debolezza della società contemporanea e del sotteso pericolo della grave crisi politico-economica globalizzata che stiamo affrontando; dall’altro, la constatazione di come, in una situazione di caos sempre immanente, le vittime sono sempre innocenti e i carnefici restano quelli che detengono il potere economico-militare, in cui la brutalità dell’essere umano diventa sistema in una reiterazione dell’homo homini lupus di hobbesiana memoria, purtroppo attuale. Ci troviamo a Città del Messico in un presente possibile, in cui è scoppiata una sanguinosa rivolta da parte dei ceti più poveri e disagiati della popolazione che danno la caccia ai ricchi uccidendoli e devastando la proprietà e allo stesso tempo massacrati prima dalla polizia e poi dall’esercito che prende il potere. Durante una festa di matrimonio di una ricca famiglia borghese assistiamo all’assalto dei rivoltosi, alla devastazione della villa dorata e all’uccisione di molti ospiti. Franco non racconta la storia in modo lineare, ma costruisce la sceneggiatura (di cui è autore, oltre a essere anche produttore e montatore) per scarti progressivi e scene metonimiche. Quindi, la genesi della rivolta non è mostrata, i massacri si intuiscono per riprese del “dopo” o per il “durante” l’attacco della villa o l’invasione dell’ospedale dell’inizio, dove i rivoltosi mettono i feriti levando letteralmente dai letti i malati. Così come l’avvento della dittatura militare si enfatizza con l’imposizione del coprifuoco e la presenza onnipresente dei soldati (anche in chiesa durante un funerale). L’aspetto più interessante è la capacità di mettere al centro il personaggio pedinato in quel determinato segmento di Nuevo Orden senza anticipare mai l’evento drammatico, inserendolo improvvisamente all’interno di un tessuto di suspense ordito fin dalle prime sequenze. Il contenuto molto forte è ancora più esaltato da una scelta formale in cui al pieno di oggetti e corpi della scena, i vari personaggi risaltano. Questo grazie a una fotografia molto satura, dove prevalgono il colore verde (simbolo della rivolta e utilizzato per imbrattare tutto e tutti, ma anche quello delle divise dei militari e delle mazzette di denaro) e il rosso (del sangue e del vestito di Marianne che si staglia nell’inquadratura), in un nitore che trasforma l’immagine in una forma metafisica.