Tra due mondi

Tra due mondi 01 Christine Tamalet

Titolo originale: Ouistreham

Tra due mondi di Emmanuel Carrère è interamente dedicato agli effetti psicologici e sociali della precarietà lavorativa. Il film nasce dal libro inchiesta Le quai de Ouistreham (pubblicato in Italia da Piemme con il titolo La scatola rossa) della giornalista francese Florance Aubenas. Al centro del film, molto ben fatto, troviamo la scrittrice Marianne, interpretata magistralmente da Juliette Binoche, che inizia a lavorare come donna delle pulizie in una città della Normandia. La protagonista non rivela a nessuno la propria identità professionale, allo scopo di immergersi completamente in quel pezzo di mondo, popolato dagli ultimi, che ha deciso di raccontare. Eppure, come dimostra anche la fatica cinematografica di Carrère, proprio i racconti degli invisibili ci aiutano a vedere meglio le nuove forme della diseguaglianza sociale. Negli uffici di collocamento e nelle aziende che ti assumono e ti licenziano in un battibaleno, la protagonista incontra un’umanità vivace e dolente. Come scrive negli appunti serali sul suo taccuino da scrittrice, il continuo attraversare la sottile linea di demarcazione tra la disoccupazione e il lavoro sottopagato, in altre parole tra il non avere nulla e l’avere troppo poco, induce in lei uno stato di pauroso smarrimento. Lontana dalle comodità di Parigi e dallo status di scrittrice di successo, la protagonista stringe una forte amicizia con Christèle, interpretata da Hèlène Lambert, attrice non professionista come tutti gli altri presenti nel film. La scelta di Carrère di ricorrere ad una diva indiscussa del cinema, come Binoche, e a degli attori non professionisti si è rivelata vincente, poiché ha portato nel cast le dinamiche che il film racconta: la finzione come strumento per avvicinarsi alla verità, la solidarietà tra lavoratori, il muro invisibile che separa gli esclusi dal resto della società. Mentre Marianne è una donna riflessiva ed enigmatica, Christèle vive le sue emozioni con una sincerità disarmante e senza mezze misure. Nonostante abbiano temperamenti tanto diversi, le due donne sono accomunate dalla ricerca di rapporti umani significativi. Si unisce a loro anche la giovane Marilou, creando un gruppo di amiche in grado di affrontare il lavoro più duro, sottopagato e senza garanzia: la pulizia delle cabine e delle latrine del battello che collega la Francia all’Inghilterra. Emmanuel Carrère pone le basi per una profonda riflessione morale sulla posizione privilegiata dell’intellettuale nella società contemporanea e l’incomunicabilità tra l’élite culturale e il sottoproletariato. I due mondi di cui parla il titolo sono troppo distanti per potersi incontrare e le disuguaglianze troppo marcate per potersi confrontare onestamente. Lo capisce Marianne e lo capisce Christéle, non può bastare una “vacanza” nella società marginale per capire veramente ciò che significa vivere quell’esistenza. Carrère compie in questo modo un’apprezzabile opera di autocritica e di messa in discussione della propria “classe” di appartenenza, quella dell’attivismo fine a sé stesso e delle sterili discussioni nelle librerie del centro.