Maria e l'amore

Maria e lamore 1

Titolo originale: Maria rêve

Se metti insieme i produttori di Quasi Amici e The Specials, degli interpreti affidabili e di grande talento come Karin Viard e Grégory Gadebois, una sceneggiatura con una storia e dei personaggi di buona fattura, allora le possibilità di assistere a un film degno di nota sono piuttosto elevate. Se poi il tutto viene affidato a una coppia affiatata e variegata di registi che si è consolidata nel tempo lavorando a diversi cortometraggi (tra cui il pluripremiato Pile poil) come Lauriane Escaffre e Yvonnick Muller, la possibilità si fa sempre più una certezza. Il duo transalpino, qui all’esordio nel lungometraggio, racconta le vicissitudini amorose di una donna sposata da 25 anni, che lavora per una ditta di pulizie, la stessa che le assegna un posto come addetta nella prestigiosa Scuola di Belle Arti a Parigi. Qui farà la conoscenza del bizzarro custode Hubert, con il quale nascerà un legame affettivo sempre più forte, che le consentirà di riscoprire se stessa e tutto quel ventaglio di emozioni che non provava da tempo. Il titolo è già di per sé una chiara lettera d’intenti, o meglio un semplice e al contempo efficace biglietto da visita che introduce lo spettatore di turno alla visione di una commedia sentimentale dall’inconfondibile tocco francese, che ne caratterizza tanto il contenuto quanto la resa sullo schermo. In Maria e l’amore si toccano temi universali con leggerezza, dolcezza e pennellate di poesia, quelle con le quali gli autori, senza addentrarsi nel melò ma restando nella cornice della rom-com, dipingono il ritratto di una donna che si trova di fronte a una duplice e inaspettata seconda occasione, quella di tornare ad amare e quella di riappropriarsi dei suoi sogni. Nei novanta minuti assistiamo al ritorno alla vita di una donna, ma anche alla scoperta di una felicità e di una libertà mai provate appieno. La scrittura prima e la messa in quadro poi illuminano questo cammino, con la performance della Viard che fa il resto, dando corpo e voce a un personaggio al quale è impossibile non affezionarsi e in cui tante donne possono immedesimarsi.  Riservata e timida, a volte goffa e sempre gentile, la Maria interpretata da una delle attrici di punta del cinema francese più volte premiata ai César (tra cui quello vinto con Les Chatouilles di Andrea Bescond) e già protagonista del cult La famiglia Bélier, diventa a sua volta uno “strumento” per scoprire il mondo dell’arte da una prospettiva diversa e molto più vicina allo spettatore medio, vale a dire quella di qualcuno che non ne sa niente. I suoi occhi vergini diventano i nostri occhi, la sua curiosità di capire diventa anche la nostra. La Viard è straordinaria nel trasmettere tutto questo. Il fatto che coloro che l’hanno diretta siano a loro volta degli attori (nel film vestono i panni della direttrice della scuola e di un insegnante) con alle spalle molte esperienze davanti alla macchina da presa ha aiutato la collega a dare il massimo e a raggiungere gli obiettivi prefissati. Sta in questa capacità di arrivare al pubblico con poche e semplici mosse il valore aggiunto di una pellicola che diverte e al contempo fa riflettere, lasciando una sensazione persistente di leggerezza anche dopo i titoli di coda.