
Wild Nights with Emily Dickinson
A metà del XIX secolo, mentre Emily Dickinson era una scrittrice prolifica e in relazione d’amore con la cognata Susan, era comunemente ritenuta una donna sentimentalmente fredda e reclusa in casa.
A metà del XIX secolo, mentre Emily Dickinson era una scrittrice prolifica e in relazione d’amore con la cognata Susan, era comunemente ritenuta una donna sentimentalmente fredda e reclusa in casa.
A più di 30 anni dalla sua morte, la regista Annekatrin Hendel fornisce un nuovo approccio al fenomeno Fassbinder consentendo al regista di raccontare la propria storia collegando elementi autobiografici dei film con opere scritte inedite e interviste. La storia di un giovane studente con grandi ambizioni artistiche e uno stile di vita scandaloso che ha trasformato il paesaggio culturale tedesco ed internazionale con la sua furiosa energia.
Può un corso di cucina cambiarti la vita? Lo chiede la regista, proponendo una storia semplice, deliziosa come i piatti che presenta, di amore per la vita, per la cucina e per se stessi. La protagonista è una donna che ha consacrato la sua vita alla famiglia.
Attorno a una borsa Louis Vuitton piena di denaro, scoperta casualmente dall’impiegato di un hotel gravato dai debiti, ruota l’interesse di una serie di personaggi: una tenutaria seduttiva e letale, un assassino, un detective con una linea di condotta singolare e altri ancora.
Mustafa e sua moglie Salwa vivono in Palestina, in due paesi distanti solo duecento metri, ma divisi dalla barriera di separazione israeliana. Alla sera, quando tutto diventa buio, Mustafa accende una luce sul suo balcone per augurare la buonanotte alla moglie e ai figli che sono dall’altra parte e che, a loro volta, rispondono con un segnale.
Toronto. Su segnalazione del suo collaboratore Harlan (Dvorsky) Max Renne (Woods), presidente del canale televisivo 83 dedito a prodotti exploitation, rimane ossessionato dalle trasmissioni pirata provenienti da Pittsburgh di Videodrome, dove si vedono solo torture e omicidi in diretta.
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Il diario visivo di un massacro si apre con le immagini in bianco e nero di un paesaggio umano estatico nel dolore, e poi si accende di colori sui volti dei cadaveri distesi tra le macerie di Cizre.
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Storia e leggenda tra cavalcate e schioppettate. Quello del Muto di Gallura è un mito ottocentesco. A causa di una tremenda faida tra due famiglie cominciata per un “puntiglio” nel 1849, il giovane Bastiano Tansu, detto il Muto, si dà alla macchia e comincia a uccidere donne, uomini o bambini seguendo il codice della vendetta.
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Opera prima in bianco e nero, di visionaria crudeltà, liturgica lentezza e obliqua politicità, sui proletari destinati al supersfruttamento. Come il protagonista, il non attore indio José Luis Nazario Campos, che possiede solo forza lavoro.
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Quando il film, finalmente distribuito ora in Italia, vinse nel 2019 la sezione Orizzonti a Venezia, una guerra così devastante russo-ucraina era solo un pallido timore.
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Uno dei processi più assurdi e scandalosi del Dopoguerra italiano: sotto mentite spoglie di accusa di plagio (reato introdotto dal codice Rocco), a essere condotta al banco degli imputati fu l’omosessualità.
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Vincenzo Agostino è un’incarnazione della lotta alla mafia: da quando il 5 agosto 1989 suo figlio Antonino, poliziotto di Palermo, e sua nuora Ida furono uccisi di fronte alla sua abitazione, non taglia barba e capelli per conoscere la verità.
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Claudia e Marco, in crisi già da un po', hanno preso in affitto una casa in pieno centro a Roma a un prezzo molto conveniente. C'è una sola raccomandazione, da parte del proprietario: non aprire la porta blu.
Nel secondo dopoguerra, mentre la storia si lecca le ferite di due guerre mondiali, in Salento se ne scatena un’altra, che ha per eserciti gli abitanti di due paesini, Supersano e Ruffano. A farla scoppiare desideri di potere, deliri di onnipotenza, follia e … una partita di pallone.
La storia della Lega di Cultura di Piadena attraverso le fotografie e i film di Giuseppe Morandi, le testimonianze della famiglia Azzali e di altri lavoratori della terra, ha affermato l’esistenza di una cultura subalterna, quella dei “paisan”, i braccianti e i salariati agricoli della Bassa Padana.
Nel 1936 il leader fascista Francisco Franco e altri generali si impongono sulla Repubblica. Lo scrittore Miguel Unamuno, durante i tumultuosi primi mesi della guerra civile spagnola, ha inizialmente appoggiato Franco ritenendo il colpo di stato antisocialista un argine all’odiato bolscevismo, ma poi, dopo l’incarcerazione di alcuni suoi cari amici, capisce di aver dato il suo appoggio a qualcosa di sbagliato ed ha alzato la voce ribellandosi a lui e rischiando la carriera e la vita stessa.
Un aereo decolla e i suoi importanti passeggeri (tra loro c’è anche Tonino Guerra) possono guardare sui monitor i film più diversi. Due di loro si trovano a parlare de “Il naso” di Gogol e da lì ha inizio un viaggio in tre sogni nella storia della Russia della prima metà del ‘900.
Tra i monti Sibillini, nelle Marche, si cela un girotondo di esistenze semplici, rurali: un parroco di origini africane appena giunto in paese, un ragazzo che vaga per i boschi declamando la Divina Commedia, un drammaturgo e la moglie attrice, una donna sola con la sua fattoria, una giovane coppia in attesa del figlio e incerta se restare in un territorio familiare ma arcaico.
Amin Nawabi è un accademico danese trentenne di origine afghana. Facendo ricorso all’animazione, il film segue la sua vita nel presente – la relazione col fidanzato, l’ambizione professionale, la difficoltà ad avere una vita stabile – e ascolta dalla sua voce il passato a lungo taciuto: l’infanzia in Afghanistan nel 1984, l’arresto del padre, la guerra civile dopo la ritirata dell’Urss, la fuga a Mosca nei primi anni ’90 con madre, fratello e due sorelle, un viaggio della speranza verso la Svezia e una deportazione, le attese infinite e poi, infine, l’arrivo in Danimarca con una storia familiare inventata come sola condizione per essere accettato in quanto rifugiato. Chi è veramente Amin?
Nell’antico Oriente, il giovane Nur-ed-Din cerca l’amata Zumurrud, rapita dai briganti, e la ritrova dopo varie disavventure sotto le spoglie maschili del re Sair. Ma la vicenda principale si intreccia con numerose altre storie, secondo la citazione-chiave “la verità non sta in un solo sogno ma in molti sogni” tratta dalle Mille e una notte.