Loving – L'amore deve nascere libero
Richard Loving vive in una zona rurale della Virginia americana. Sua madre fa la levatrice, lui è muratore, e si diletta a mettere mano ai motori delle automobili per farle vincere alle gare di strada.
Richard Loving vive in una zona rurale della Virginia americana. Sua madre fa la levatrice, lui è muratore, e si diletta a mettere mano ai motori delle automobili per farle vincere alle gare di strada.
Il film è stato selezionato per rappresentare la Russia nella categoria per il miglior film in lingua straniera ai premi Oscar 2020, riuscendo a rientrare nella shortlist dei dieci semifinalisti. Ha vinto a Cannes il premio Un Certain Regard per la miglior regia.
Il film (vincitore di Orizzonti a Venezia 2018) è una favola rurale di reincarnazione, nutrita della stessa ossessione necrofila che, nella vertigine hitchcockiana, spinge James Stewart a plasmare il fantasma di Kim Novak.
Ermanno spende ogni minuto e ogni moneta alle slot machine: non sa immaginare niente di diverso, né lo desidera. Lena arriva dalla Polonia con un pancione di otto mesi, dentro un figlio di cui non conosce il sesso, perché quel bimbo non lo immagina né lo desidera
Sanzioni, obblighi, espulsioni, umiliazioni, privazioni, fino all'internamento e alla deportazione. L'Italia non fu seconda a nessuno per la meticolosità e la durezza delle misure imposte agli ebrei.
C'è qualcosa nel bel film di Lulu Wang che evoca Il Banchetto di nozze di Ang Lee, orientale traslocato in occidente come lei. Un'aria 'familiare', il ritorno di una cultura rimossa (nelle forme di una famiglia amata) che produce un quieto terremoto e lascia dietro di sé un nuovo e fertile squilibrio.
Dopo aver fatto dichiarazioni omofobiche, Mathias Le Goff (Nicolas Gob), vice campione mondiale di nuoto ormai a fine carriera, è condannato a allenare Les Crevettes Pailletées, una squadra di pallanuoto formata da atleti gay, il cui obbiettivo è qualificarsi per partecipare ai Gay Games che si svolgono in Croazia.
Occorre abituare gli occhi all'oscurità, come fa il minatore Aljia nelle sue incursioni speleologiche, per guardare in fondo al pozzo della tragedia bosniaca
In viaggio di nozze a Roma, la giovane sposina Wanda (Brunella Bovo) si eclissa per raggiungere il suo eroe dei fotoromanzi, lo Sceicco Bianco (Alberto Sordi), al quale scrive assiduamente firmandosi “bambola appassionata”.
Comincia male il film, con le parole di Carolina Rosi, secondogenita di “Franco”, come lei era abituata a chiamare il padre, che sembrano comporre un'oleografia celebrativa del genitore e per quanto insista a ripetere “questo non è un documentario su di te” si fa fatica a crederle: ad aprire il film, infatti, è una presentazione del regista, fatta dalla figlia, che lo racconta così: “Era alto, maestoso, dava sicurezza...era la mia vetta”.
Shigemori, un avvocato di successo, assume la difesa di Misumi, un uomo di mezza età accusato di aver brutalmente ucciso e derubato il proprio capo.
Francia, 1770. Marianne, una pittrice, riceve l'incarico di realizzare il ritratto di nozze di Héloise, una giovane donna appena uscita dal convento.
Gatsby e Ashleigh hanno deciso di trascorrere un fine settimana a New York. Lui viene da New York e non vede l'ora di mostrare alla fidanzata la sua città natale e lo charme vintage dei suoi luoghi di predilezione.
Diceva il poeta che la vita è sventura. Vero, soprattutto se nasci dalla parte sbagliata del mondo, in uno di quei paesi germogliati sulle macerie delle guerre jugoslave, e oggi hai 32 anni ma ne dimostri 42, come ti senti dire durante un colloquio a cui hai avuto accesso previa raccomandazione.
In apertura di documentario, una dichiarazione di Escher che finisce per rivelarsi programmatica: “Temo ci sia una sola persona al mondo che potrebbe fare un buon film sulle mie stampe: io stesso”.
Bong Joon-ho torna in patria, dopo l'esperienza di Snowpiercer e Okja, e firma un thriller dalla carica socio-politica potentissima, veicolata attraverso due grandi quartetti di attori e una maestria tecnica che mescola brividi, satira e pathos in una combinazione che lascia col fiato sospeso dall'inizio alla fine.
Suleiman ritorna al cinema e regala ancora una volta un film che è una poetica e agrodolce riflessione sul suo paese.
Ennesima versione, quella finale e “migliore” secondo lo stesso regista che la introduce, del capolavoro di Coppola. Vietnam: il capitano Willard dei servizi segreti militari è incaricato di “porre fine al comando” del colonnello Kurtz, un disertore che, fuoriuscito in Cambogia, ha creato un suo regno nella giungla dove è adorato come un dio.
Un maggiolino color azzurro cielo issato su un camioncino percorre le strade di Montevideo in un buffo carosello tra palme al vento. Sembra una commedia disneyana, invece è il viaggio festoso della Volkswagen, in formato cartone, di Pepe Mujica, presidente dell'Uruguay al suo ultimo giorno in carica.
Guido ha una relazione con Chiara che viene messa in crisi dalla possibilità che lei sia rimasta incinta. Mentre lui si sente pronto per la paternità lei ci vuole pensare. Nell'attesa, Guido, sperando di farle cambiare idea, se ne va di casa ottenendo l'ospitalità sia dai suoi genitori sia dagli amici.