Edipo re

Edipo re 01

Versione della tragedia in forma di saggio, con gli opportuni riferimenti alla psicanalisi. La storia dell’uomo (Franco Citti) che, inconsapevolmente, uccide il padre, sposa la madre (Silvana Mangano) e, quando scopre la verità, si acceca, diventa per Pasolini un dramma universale e al tempo stesso autobiografico. Prologo negli anni Venti, epilogo nella Bologna moderna, parte centrale in una immaginosa Grecia barbara e fuori dal tempo (ricostruita in Marocco). La messinscena è suggestiva (si veda come viene risolto l’episodio della Sfinge), gli attori pienamente in parte. Pasolini compare nel ruolo del gran sacerdote, il critico (e qui aiutoregista) Jean-Claude Biette in quello di un sacerdote, Carmelo Bene è Creonte. Per il ruolo di Tiresia, interpretato da Julian Beck, Pasolini aveva scritturato Orson Welles. Straordinari i costumi “primitivi” di Danilo Donati. Nella desolata e gialla pianura marocchina, il mito si veste di arte povera, mantelli di corda, corone di latta dorata, e si intreccia con la vita di Pasolini, la madre-moglie Giocasta e il padre militare da uccidere. I colori sgargianti, la fotografia sovraesposta e un estetismo-umorismo che insidia la tragedia di Sofocle. La Mangano, diafana, spettrale, è il destino decretato dalla Sfinge.

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