Porcile

Porcile Pigsty by Pier Paolo Pasolini 1969

Nella prima parte, collocata in epoca imprecisata, un cannibale viene catturato e condannato ad essere sbranato dalle fiere. Nella seconda, ambientata nella Germania postnazista, un giovane, incerto se ribellarsi al padre industriale, finisce divorato dai porci con cui è solito accoppiarsi. Disobbedire ai genitori, per migliorarli, non per annichilirli. Tra Glauber Rocha (l’antropofagia tropicalista fertile) e Wes Anderson (le perversioni insostenibili di un interno borghese simmetrico), lo spazio barbaro del cannibalismo mitico e quello, razionalista, del riarmo neocapitalista di Bonn. Clèmenti, Léaud e Wiazemsky, gli attori della Nouvelle Vague che ha distrutto i padri, contro la scuola italiana, Tognazzi, Lionello e Marco Ferreri che padri ingombranti non ne aveva. “Fare un sonetto di Petrarca su un soggetto di Lautréamont” (Pasolini).

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