Sanzioni, obblighi, espulsioni, umiliazioni, privazioni, fino all'internamento e alla deportazione. L'Italia non fu seconda a nessuno per la meticolosità e la durezza delle misure imposte agli ebrei. Il 14 luglio 1938, “Il Giornale d'Italia” pubblicava il Manifesto della Razza, redatto e firmato da sedicenti scienziati italiani che stabiliva inconfutabilmente la suddivisione dell'umanità in razze, l'esistenza di una razza italianapura e la non appartenenza degli ebrei alla razza italica. Attraverso interventi e testimonianze, tra cui quella di Liliana Segre, Treves ricostruisce il contesto, la genesi e la natura della legislazione antiebraica dalla sua fase d'avvio, alla confluenza tra razzismo coloniale e antisemita, fino ai tardivi risarcimenti da parte della Repubblica. I filmati d'epoca scorrono e mostrano come in Italia il fascismo si sia sempre collocato e strutturato in una strumentale continuità storica della stirpe romano-italica, di cui rappresenta l'approdo evolutivo e di cui la matrice cattolica ha costituito il formidabile collante da cui l'ebreo restava alieno, minaccia per la società italiana che “a ragione” lo rigettava come un corpo estraneo, straniero.