Titolo originale: Bar Bahr
Tre ragazze , tre storie, una città, un popolo, una situazione politica e soprattutto culturale che convoglia infiniti possibili drammi. Siamo a Tel Aviv, la più viva delle città d’Israele, dove due giovani palestinesi, Salma e Leila, barista e dj la prima, avvocato La seconda, condividono un appartamento. La sera escono, ballano, bevono, fumano canne e con le famiglie d’origine hanno pochissimi rapporti. Un giorno si unisce loro la terza coinquilina, Noor, che indossa il velo, è fidanzata, studia all’università e con le nuove compagne sembra avere poco in comune. Il film però non è sul loro possibile conflitto. Salma, Leila e Noor, benché diverse, parlano una lingua comune, la lingua della solidarietà femminile. La prima, assillata dalla famiglia e dai pretendenti, è in realtà lesbica; la seconda ama un ragazzo bello e cosmopolita, ma a conti fatti bigotto; la terza è costretta a seguire un modello in cui non si riconosce e soffre la violenza fisica e psicologica del fidanzato integralista. Il film è sulla gabbia di costrizioni culturali e di genere che poco alla volta si chiude attorno alle tre ragazze, libere sì, disobbedienti anche, innamorate un po’ meno, ma soprattutto intrappolate, prese in mezzo, dagli ingranaggi sociali.