Foxtrot è statopresentato in Concorso alla Mostra di Venezia e ha vinto il Gran Premio della Giuria. Del resto Maoz, regista israeliano nato a Tel Aviv, ha un rapporto speciale con la Mostra: nel 2009 con Lebanon, film d’esordio ispirato ai suoi ricordi di soldato in Libano, ha vinto il Leone d’Oro, stregando l’allora presidente di giuria Ang Lee. Nel 2010 è tornato come giurato nella sezione Opera Prima per poi partecipare, con il corto The End, al progetto Venice 70: Future Reloaded. Foxtrot racconta di un uomo che, distrutto dalla morte del figlio in guerra, entra in una spirale di rabbia che sfocia in una svolta, paragonabile alle esperienze surreali del ragazzo al fronte. Nelle parole del regista, il film è “la danza di un uomo con il destino”, una parabola filosofica sul fato. Come Lebanon, anche quest’ultimo film di Maoz racconta una storia universale a partire dal suo personale punto di vista di soldato israeliano. Un film emozionante, intimo e coinvolgente che ha sedotto la platea di critici e spettatori del Festival veneziano. Ha dichiarato Maoz: “Il film parte con l’intento di essere una sorta di commedia noir, però alla fine è qualcosa di un po’ diverso. Quando scrivo la sceneggiatura di un film faccio per forza molte considerazioni politiche e sociali. Nonostante ciò, anche se mi piacerebbe far cambiare idea almeno a una persona, non sono così naif da immaginare che i miei film possano avere un impatto fortissimo sulla società israeliana. Sono comunque apprezzati dai giovani israeliani ed è un grande orgoglio per me. I miei film girano soprattutto attorno all’idea di fede. Tutti noi siamo sottoposti a eventi su cui abbiamo un potere e altri su cui non ne abbiamo nessuno. Per quello la fede è importante e io parlo proprio di questo.