Acciaio

Acciaio

Anna e Francesca sono due 14enni piombinesi. Vivono in quartiere di case popolari i cui abitanti sono in gran parte operai delle acciaierie Lucchini. Anna ha un padre che ha lasciato il lavoro e ora cerca fortuna lontano dalla famiglia. Francesca invece ha un genitore troppo presente che forse abusa di lei. Le due ragazze vivono i primi turbamenti del crescere e al contempo Anna sente forte la presenza della fabbrica e delle condizioni di vita che essa sottintende. Finché un giorno in città torna Elena, un tempo compagna di Alessio e ora suo dirigente. Intanto Anna ha conosciuto Mattia che ha diversi anni più di lei. Francesca si chiude ancora di più nel suo dolore. Tratto dal romanzo omonimo di Silvia Avallone vincitore, tra gli altri, del Premio Campiello Opera Prima e tradotto in 18 lingue Acciaio è un film che ci ricorda la difficoltà del crescere inserendola in un contesto che, fino a poco tempo prima dell’uscita del film, sembrava quasi essere negato nel nostro Paese. Perché la cosiddetta “classe operaia” sembrava essere uscita non solo dal cerchio degli interessi dei mezzi di comunicazione ma addirittura dalla realtà. Tutto il film rinvia a quel fuoco che tempra il minerale destinato a diventare acciaio. Ma le vite delle persone sono molto più fragili. Si corrodono e possono anche liquefare di fronte a quel calore. Ciò che riesce a resistere è l’amicizia tra Anna e Francesca che conserva una sua intima purezza che va al di là delle contingenze e che costituisce il cuore pulsante (sul piano narrativo) del film che su di loro concentra la propria attenzione.

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