Nido di Vipere

Nido di Vipere 29

Attorno a una borsa Louis Vuitton piena di denaro, scoperta casualmente dall’impiegato di un hotel gravato dai debiti, ruota l’interesse di una serie di personaggi: una tenutaria seduttiva e letale, un assassino, un detective con una linea di condotta singolare e altri ancora. Tra doppiogiochismi e inganni a ripetizione, il sangue scorrerà copioso. Ispirato ai fratelli Coen di “Fargo” (la refurtiva maledetta e l’escalation di violenza grottesca) e al Tarantino di “Pulp Fiction” (la struttura spezzata in capitoli non necessariamente diacronici), questo neo-noir coreano senza scrupoli e a rotta di collo fa centro grazie alla credibilità della messa in scena e alla capacità di intrattenere. Sotto questo profilo il film di Kim garantisce il meglio possibile, affidandosi in toto a un cast di protagonisti e caratteristi consolidati, tra cui spicca Jeon Do-jeon (“The Housemaid”) qui a briglia sciolta nel ruolo di femme fatale sexy e crudele. Attorno a lei c’è il ritmo serrato della sceneggiatura e il tono caricaturale e pulp della vicenda a farla da padrone, con tanto di ciclicità tra incipit ed epilogo e continui colpi di scena.

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