La vita quotidiana di cinque perditempo in una città di provincia, Rimini, che l'inverno rende ancora più desolata: Moraldo, il più sensibile e il più vicino autobiograficamente a Fellini, finirà per andarsene; il burlone Alberto, al termine di un veglione di carnevale, capisce che dovrebbe cambiare, ma non ne ha la forza; Fausto, il bello della compagnia, si sposa, tenta delle scappatelle, ma finisce con l'imborghesirsi; restano le patetiche aspirazioni artistiche del cantante Riccardo e dello scrittore Leopoldo, vittima della avances di un capocomico. Il rimpianto del tempo perduto e lo spaccato, affettuoso e critico al tempo stesso, di un mondo stagnante, in quello che è stato giudicato il film più sincero di Fellini. Felicissima la vena narrativa, anche se vi sono già chiare anticipazioni del barocchismo dei film futuri: basti pensare alla fine del carnevale, o alla tentata seduzione di Leopoldo sullo sfondo del mare in tempesta. Leone d' argento a Venezia. Alberto Sordi è passato alla storia per la scena in cui si prende beffe di un gruppo di operai mattinieri con l'italico gesto dell'ombrello seguito da una pernacchia.