Foglie al vento

Kuolleetlehdet still7 007 photo Malla Hukkanen c Sputnik

Titolo originale: Kuolleet lehdet

CANDIDATO OSCAR MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE - PREMIO DELLA GIURIA CANNES 2023

A un certo punto del film, un film sognatore e disincantato, realista e surreale allo stesso tempo, vediamo sulla parete del cinema dove vanno i due protagonisti il manifesto di “Breve incontro” di Lean. E un breve, troppo breve incontro potrebbe essere quello tra Ansa e Holappa, due dropouts che incarnano magnificamente la filosofia del regista finnico. Appassionato di tango, Kaurismaki tratta i suoi film come altrettanti tanghi, tanto parlano chiaramente, nella loro sensualità trattenuta, senza mai alzare il tono, di coloro ai quali non sono stati dati i mezzi per esprimersi. Musica malinconica a due tempi, unisce su una pista da ballo coppie che le disgrazie della vita dovrebbero separare, come il karaoke, le canzoni tristi, il mambo italiano che esce da un jukebox che punteggiano questo film. Spesso, i finali di Aki sono quelli di una favola, che corona un melodramma ormai prossimo a una triste realtà. Qui, addirittura il Chaplin di “Tempi moderni”, in un film ricco di riferimenti cinefili (anche buffissimi, come il film di zombi appena visto che i due protagonisti paragonano a Bresson e Godard). La laconicità, la sobria espressività, che si poggia sull’interpretazione di attori nemici dell’enfasi, è il marchio di fabbrica del regista. In una intervista ebbe a dichiarare: “Devo trovare dell’ottimismo senza perdere il controllo sulla realtà”, citando come fonti di ispirazione “La vita è meravigliosa” di Capra e “Ladri di biciclette” di De Sica. Il fatto è che lui è sempre dalla parte di quelli che filma, è la forza e la bellezza del suo cinema, così come lo è la poetica mescolanza che riesce ad ottenere tra la tragicità del Reale e l’umanesimo comunque proteso al futuro dei suoi antieroi. Certo, troviamo del Chaplin in questo cineasta nordico che insiste a credere – in un mondo in cui questi valori stanno scomparendo – che la fraternità, la solidarietà, possano cambiare un destino. La vita, per lui, serve a costruirci una morale personale che ci permetterà di rispettare la natura, di rispettare l’essere umano, e poi serve a seguire questa morale. In quest’ultimo meraviglioso film, Ansa e Holappa sono quasi due foglie cadute dall’albero e in balia del vento. Due anime sole che per trovarsi e ritrovarsi sono destinate a peregrinare a lungo. A meno che non arrivi un deus ex machina a cambiare le carte in tavola. Entra in scena il Cinema. Nella piccola sala di periferia, l’uomo e la donna trascorrono la loro prima serata insieme. Sottopagati e sfruttati, poi licenziati, lui pure ubriacone, iniziano a frequentarsi: quanto sarà complesso, per loro, il percorso verso la felicità? Il film è il racconto di questo percorso. Che sembra appartenere a un contesto senza tempo, o in cui il tempo si è fermato. Ambientazioni e arredi spogli, mobilio datato, totale assenza di tecnologie, un uso sporadico del computer (solo in un internet point). Eppure, da vecchie radio, ciò che ci viene comunicato rimanda ai giorni nostri: la Russia continua ad attaccare l’Ucraina, migliaia di famiglie hanno perso i propri cari e i propri beni per sempre. Disperazione e nostalgia vanno a braccetto: cantieri di periferia, casette cadenti, ma anche un cinema che proietta i classici del passato. Due livelli spazio-temporali che coesistono. Naturalmente, è ovunque la tipica ironia surrealista del regista: il costante straniamento brechtiano contribuisce, insieme a rigorosissime composizioni, a inquadrature statiche e a una fotografia dai colori netti e saturi, a conferire al tutto un carattere poeticamente grottesco. Che non cela, però, una cruda critica sociale, che riguarda non solo il mondo del lavoro (in cui l’essere umano non conta più nulla) ma anche la caducità della vita stessa, in un mondo in cui anche un piccolo colpo di vento potrebbe cambiare le cose.

Alberto Morsiani