Ricomincio da me

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Titolo originale: Toni, en famille

“Come ti vedi tra 10 anni?”. Corre contro il proprio tempo Antonia, detta Toni, madre vedova di cinque figli che la occupano quasi completamente. Ha 43 anni e vent’anni prima aveva inciso una hit di grande successo ma poi non ha potuto proseguire la carriera musicale. Ora canta di sera nei locale per sostenere la famiglia, ma si chiede spesso cosa sarà della sua vita, soprattutto quando i figli, ormai grandi, se ne andranno di casa. “Come ti vedi tra 10 anni?”. C’è il tempo del rimpianto e quello della speranza sul futuro sul volto di una strepitosa Camilla Cottin, vero cuore pulsante di Ricomincio da me, secondo lungometraggio del ventiquattrenne Nathan Ambrosioni dopo il thriller Hostile del 2014. E, come nel primo film, il cineasta affronta di nuovo il tema della maternità. Si sofferma su uno squarcio transitorio della vita della protagonista, come un capitolo di Boyhood. Proprio il cinema di Linklater sembra essere uno dei punti di riferimento di Ricomincio da me soprattutto per come riesce a trovare un equilibrio tra il realismo della quotidianità e una soggettività sentimentale non solo di Toni ma anche di ognuno dei figli. La vita vera prevale sulla scrittura e si vede già da quell’inizio dove la donna va a prendere con la macchina a scuola i figli e rischia di dimenticarsene una. Potrebbe essere un documentario familiare, dove la linea tra documentario e finzione si sgretola, un po’ alla Tavernier tra I miei vicini sono simpatici e Ricomincia da oggi. Ma in più ha una solarità contagiosa e si affida all’energia di Cottin che aggiunge un altro ruolo dove lascia il segno e al tempo stesso mostra la sua grande versatilità. Ambrosioni con Cottin ha una complicità simile a quella di Steven Soderbergh con Julia Roberts in Erin Brockovich. Forte come la verità. Come in quel caso, la storia scorre e si scrive sotto i nostri occhi. Parte da un semplice spunto – Ambrosioni ha detto di aver visto un reportage su alcune star d’inizio anni 2000 che sono cadute nel dimenticatoio mentre stava scrivendo la sceneggiatura – e poi il film racconta non solo tante vicende ma soprattutto tanti frammenti di vita vissuta. E, nella sua dichiarata frammentarietà, riesce ad essere divertente e toccante.