Casablanca beats

Casablanca beats 3

Titolo originale: Haut et fort

Il nuovo film di Nabil Ayouch si ispira alle reali esperienze di Anas Basbousi, un ex rapper che qualche anno fa ha aperto un programma chiamato Positive School of Hip Hop, situato all'interno dello stesso centro culturale di Casablanca in cui è cresciuto il regista. E il film inizia proprio con lo stesso Anas che arriva a Sidi Moumen quartiere povero e popolare della capitale marocchina ("Il Bronx di Casablanca") per iniziare questo corso e seguire questi ragazzi dalla grande energia e dall'enorme desiderio di emergere e far sentire la propria voce. Non solo riguardo la musica, ma su tutto il resto: politica, religione, tradizione e tutto ciò che riguarda il futuro del loro paese. Quale migliore occasione per far conoscere il proprio pensiero se non attraverso il rap? Inizia così una storia che, come l'onnipresente musica rap e hip pop, ha radici profonde nel cinema americano ed europeo: tanto che più volte guardando il film viene da ripensare a School of Rock di Linklater (ad un certo punto viene citato attraverso una locandina in background) ma anche La classe di Laurent Cantet o L'attimo fuggente di Peter Weir. La forza del film di Ayouch sta però nell'aver inserito una trama ben nota, quasi archetipica, all'interno di un contesto complesso come quello marocchino, sfruttandola al meglio sia da un punto di vista narrativo che visivo. Non è un caso che, esattamente al contrario degli altri film citati, il professore qui sia una figura tanto importante quanto "marginale": è quello che dà fuoco alla miccia, colui che promuove e incita al cambiamento, ma ben presto i protagonisti diventano esclusivamente i ragazzi. Sono proprio i ragazzi l'aspetto vincente di un'opera che trae forza dalla loro energia e freschezza. Filmati con uno stile quasi documentaristico - che cambia però passo e fotografia, in modo intelligente, nelle sequenze più propriamente musicali - questi giovanissimi attori quasi tutti non professionisti sono assolutamente magnetici sia quando ballano e cantano sia quando discutono, spesso animatamente, del loro paese, delle difficoltà delle loro vite e di tutto ciò che vorrebbero cambiare. Nessun tabù, nemmeno su argomenti religiosi o la condizione delle donne che in Marocco certamente faranno molto discutere: d'altronde già con i precedenti film il regista era stato censurato e denunciato, non è difficile immaginare che avverrà lo stesso anche per questo Casablanca Beats, dai dialoghi e testi particolarmente incendiari. Ma, d'altronde, è esattamente questo lo scopo del film di Ayouch; ed è proprio per questo motivo che questa volta il finale ottimista - certamente prevedibile e non privo di una certa retorica - non stona affatto.