One Second

One Second 3

Titolo originale: Yi miao zhong

Immagini che palpitano a ritmo di una melodia soave e trascinante. Una macchina da presa che volteggia sicura, come mossa da una brezza leggera capace di trascendere la tecnica e concretizzare la pura ispirazione. Un regista che, commosso, firma la sua lettera d’amore alla settima arte. One Second non è soltanto la vibrante manifestazione della devozione del maestro cinese Zhang Yimou nei confronti del cinema, ma anche la celebrazione di un’arte collettiva e sociale, che si fa poesia visuale sullo sfondo della Rivoluzione Culturale Cinese. Cina nord-occidentale, a cavallo tra anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso. Un uomo (Yi Zhang) è fuggito da una prigione di Stato, deciso ad impossessarsi di una bobina del film di propaganda del ‘64 Heroic sons and daughters. Il film è preceduto da un cinegiornale in cui appare la figlia del protagonista. Un’orfana indigente (Liu Haocun), si impossessa della pellicola: ha bisogno della celluloide per costruire una lampada. Inizia un epico inseguimento tra la ragazzina e il fuggitivo attraverso i deserti cinesi, che condurrà la strana coppia nelle terre abitate dalla comunità di Mr. Film (Fan Wei), un abile proiezionista che necessita della bobina per assolvere ai suoi dovere nei confronti del Partito. One Second è l’esaltazione assoluta delle meravigliose (e pericolose) potenzialità della settima arte. Cinema come mezzo di ricongiungimento virtuale e scrigno della memoria, capace di racchiudere in sé, anche solo per un secondo (da qui il titolo), l’immagine di una persona cara. Cinema come strumento di propaganda, agone politico e veicolo di assuefazione delle masse, perfettamente incarnato nel personaggio di Mr. Film, guida della sua comunità perchè detentore del “potere cinematografico”. Cinema come esperienza condivisa, luogo d’incontro, contatto e di scambio incessante. Cinema come riscatto, distrazione, catarsi. Cinema come reliquia materiale da proteggere e di cui prendersi cura. Cinema come centro di produzione di sentimenti e dimora di salvifica fantasia. Il fuggitivo scappa da se stesso. L’orfana rincorre se stessa. L’uno si muove per amore della figlia. L’altra è mossa dall’affetto per il fratellino. Il loro incontro è uno scontro generazionale. Il loro inseguimento è una danza forsennata che permette loro di scoprirsi e specchiarsi l’uno nell’altra. Un passo a due di una dolcezza disarmante, che realizza a livello emotivo ciò che i membri della comunità di Mr. Film compiono per recuperare la pellicola che si è sporcata e ingarbugliata: la sbrogliano, rimuovono la polvere e la distendono perchè sia pronta a passare attraverso il proiettore. Così il fuggitivo e l’orfana dispiegano le loro personalità, si ripuliscono del rancore e dei rimpianti, pronti a proiettarsi verso il proprio futuro. Il cinema materico, fatto di celluloide, che si fa metafora dell’esistenza. Dopo film magistrali come Lanterne rosse e Hero, Zhang Yimou firma un altro capolavoro che veicola una denuncia sociale potentissima, benché mai urlata. I veri eroi celebrati dal regista non sono ‘i figli e le figlie’ del film di propaganda che il partito obbliga Mr. Film a proiettare, ma due sprovveduti, umili e non poi così innocenti esseri umani. Due persone qualunque, il cui eroismo coincide con la loro fragilità e fallacia.