In una grotta delle Alpi Apuane riposa un mistero. È il colosso di pietra scolpito da Filippo Dobrilla, scultore-speleologo ai margini del chiacchiericcio che per 30 anni si è calato dentro l’abisso, cercando a 650 metri di profondità un incontro incorrotto con la materia (e un riparo, pure, dalle cose del mondo). Nel film, Dobrilla discende e il regista risale: percorre la strada ripida e accidentata che porta al buen retiro dell’artista, si dispone con discrezione all’ascolto mentre lui spaccando la legna o plasmando la creta racconta se stesso e le statue che abitano la sua casa, l’amore ipogeo per un ragazzo amato nell’ombra della caverna. Poi Dobrilla si ammala e allora Landucci prende a filmarlo nello spazio dell’ospedale, tiene a bada la morte. Fa del suo corpo mangiato dal cancro l’ultima, straziante scultura.
Introdurrà il film Massimo Goldoni, speleologo, Accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, redattore de Lo Scarpone e titolare della rubrica Echi sotterranei su Montagne 360
In Collaborazione con CAI di Modena
