Hammamet

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Hammamet, fine del secolo scorso. Il Presidente ha lasciato l'Italia, condannato per corruzione e finanziamento illecito con sentenza passata in giudicato. Accanto a lui ci sono moglie e figlia, mentre il secondogenito è in Italia a combattere per riabilitarne l'immagine e gestirne l'eredità politica. Nel suo esilio volontario lo raggiungono in pochi: Fausto, il figlio dell'ex compagno di partito Vincenzo suicida dopo essere stato inquisito dal Giudice, e un Ospite suo avversario, mai nemico. Sono gli ultimi giorni di una parabola umana e politica che vedrà il Presidente dibattersi fra malattia, solitudine e rancore: e la sua ultima testimonianza è affidata alle riprese di Fausto che nello zaino, oltre alla telecamera, nasconde una pistola. Con questo film, Amelio affronta una pagina della Storia d'Italia sulla quale persiste una lettura contrapposta. Craxi era un maleducato, manigoldo, malfattore, malvivente e maligno, o un uomo dalla statura fisica e politica imponente circondato da nani, bersaglio di una congiura contro la sua persona più che contro un sistema di cui tutti facevano parte? Amelio e il suo team di sceneggiatori non forniscono una risposta univoca, e preferiscono concentrarsi sulla dimensione umana di Craxi e su quella shakespeariana, kafkiana e sciasciana della sua storia pubblica, laddove il singolo diventa la cartina di tornasole di un modus operandi che non riflette solo le contorsioni e le viltà della politica ma il carattere stesso degli italiani, pronti a salire sul carro del vincitore e a scendere da quello del perdente. Nel film giganteggia Favino, cui il film appartiene tanto quanto ad Amelio, che incarna un Craxi più vero del vero nella voce, nel gesto, nella postura, e soprattutto nell'essenza drammatica.

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