Una storia di periferia, di miseria, di luoghi fuori dall’ordine urbano, di un boy meets boy, Yuri che incontra Agostino, il rapporto tra un ventenne orfano cresciuto dalle zie come un bimbo e un artista di strada senza fissa dimora se non un camper in un campo per rave. Come a dire la tendenza del cinema impegnato a raccontare i “margini”, certo, ma abitato dallo spettro di Fassbinder, dei rapporti sentimentali come abuso di potere, delle relazioni mercificate, dello stare insieme come dipendenza del servo dal padrone e viceversa. Sognano la Patagonia, i due. E si rinchiudono nella propria prigione d’amore. Bozzelli osa, satura la retorica tipica del nostro cinema impegnato e ne fa una questione sentimentale prima che sociale. Il suo è un cinema audace nell’elementarità dei simboli, epidermico e aggressivo, in cerca del corpo a corpo con la macchina da presa, dell’impressione sensibile, che sia tenera o violenta.