Alain Parroni alla sua opera prima si dimostra già uno straordinario mitografo, capace, allo stesso tempo, di articolare il malessere esistenziale di un generazione condannata a vivere la vita come un sterminata domenica e la delusione e l’angoscia di un luogo, quella sterminata periferia per sempre ferita che sorge sugli orli estremi dell’Urbe ma dalla quale i tre giovani protagonisti non riescono e non si vogliono allontanare. Seppur attraversato da molti echi (Pasolini, Caligari) il film non sembra mai un concentrato di resti riassemblati; al contrario è aspro, sporco e insieme umanissimo; per niente nichilista a dispetto del mondo residuale con cui si confronta, piuttosto appassionante e dolorosamente commovente come una desolata elegia. Premio Speciale della Giuria Orizzonti all'ultimo Festival di Venezia.