Tromperie - Inganno

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Philip, scrittore americano a Londra, dialoga con le donne della sua vita, in particolare con la sua amante, inglese, intelligente, colta e compromessa da un matrimonio a cui a soli 35 anni si è già rassegnata. Da mesi abdica il talamo nuziale per fare l’amore, parlare e discutere solo con lei, nutrendo di parole il suo insaziabile appetito di scrittore. Amanti, spose, amiche rifugiate o terminali, studentesse bipolari, parlano tutte attraverso la voce di Philip, perfino in sogno. Nessun filo conduttore lega queste conversazioni se non l’eco lancinante delle ossessioni del suo autore, il sesso, l’adulterio, la fedeltà, l’antisemitismo, la letteratura. Feticista delle parole, Philip è in ascolto assoluto delle donne che lo circondano. Così, mentre gli spazi si fanno e sfanno, si ancorano al reale o si fanno mentali, inventati da un cinema in interni d’ingegno liberissimo, primitivo e moderno, sono Denis Podalydès e Léa Seydoux a essere il punto cruciale: il luogo in cui le cose si trasformano, legano e confondono. Tutto questo piccolo film d’attori. Tutto questo semplice capolavoro. La storia di un uomo che ama le donne, teneramente e appassionatamente, ma che le sa amare solo a sua smaniosa e patetica misura, da narratore, come le vite che sono e non sono la sua, come ipotesi letterarie e cinematografiche, come spettri di un racconto possibile.

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