
E la chiamano estate
Attesa profumata di scandalo per uno dei tre film italiani del Festival di Roma, l’opera terza – e straordinariamente coerente – di Paolo Franchi che prende il titolo da un hit anni ’60, inserisce la Pavone quando meno te lo aspetti e fa tappa nei dark club per scambisti. Il regista non fa sconti sull’happy end e racconta, sulla scia di Antonioni di cui è discepolo, la storia di un uomo che non sapeva amare, che adora Anna ma non ci fa l’amore perché ha un Io diviso fra Sentimento e Sesso, la nevrosi attuale in epoca di realtà virtuale. E anche lei si adegua.